Il vitigno Lacrima di Morro o Lacrima di Morro d'alba è sicuramente uno dei vitigni più interessanti delle Marche: il territorio della Doc comprende i comuni di Senigallia, Morro d'Alba, Ostra, Belvedere Ostrense, San Marcello, Monte S. Vito.
Il SangVineto, vino Lacrima da “lungo affinamento”, nasce nel mio vigneto di Senigallia.
Non sapevo ancora quale direzione potesse prendere il vino: volevo studiarne le caratteristiche e trarne il meglio.
Già all'epoca avevo ben chiaro che la mia idea di vino non prevedeva attenzioni commerciali in senso stretto o a mode e richieste passeggere.
Avevo, ed ho tuttora, l’idea di “estrapolare” nei minimi particolari il vigneto e metterlo nel bicchiere: che sia Lacrima, Sangiovese o Verdicchio non importa, l'importante è la massima espressività del terroir.
Il punto di partenza per capire Sangvineto, il mio Lacrima, è pensarlo come un vino fuori dagli schemi rispetto al solito Lacrima di Morro, ma perfettamente centrato sulla mia visione di vino.
Il Lacrima di Morro d'alba è un vino riconoscibilissimo e unico, soprattutto per i suoi profumi intensi floreali di rosa e viola in gioventù. Quando ho iniziato mi aspettavo soprattutto queste caratteristiche: un gran “naso” e un vino piacevole da bere giovane.
Ho conosciuto questo vino, prima di iniziare a produrlo, con tante bottiglie realizzate per questo stile di gioventù. Più o meno “morbidi”, ma sempre tendenzialmente giovani e floreali.
Poi capita che alla prima vendemmia di Lacrima in purezza qualcosa di sorprendente si rivela. I profumi sono floreali e intensi ma non così “rossi e giovani”; come anche i frutti non sono i classici rossi, anzi piuttosto scuri. E, poi, il “peso del bicchiere”: mi ritrovo un vino particolarmente strutturato.
Questo mi fa subito pensare che questo vigneto parla una lingua per il Lacrima diversa dal consueto. Per l'annata 2008 la gestione del vigneto e la vinificazione non erano pensate per fare un vino strutturato, anche se lo era.
Passano gli anni (2009, 2010, 2011) e ritrovo sempre questa caratteristica. Lascio bottiglie in cantina per assaggiarle negli anni e il vino non cede mai. Continua a dare la sensazione di essere un vino che può stare in bottiglia a lungo. Inizia contestualmente a farsi sentire una certa speziatura. Mi piace moltissimo e completa il bouquet, i classici fiori e i frutti perdono di intensità e virano verso qualcosa di più complesso e per me più interessante rispetto alla Lacrima giovane.
Nel 2012 decido di fare un esperimento: qualche filare appositamente dedicato per fare un vino strutturato e longevo da un vitigno che pareva dovesse dare tutt’altro risultato.
Voglio vedere cosa succede con questo vigneto tentando di fare un Lacrima strutturato, potente, da iniziare a bere dopo anni. Punto dritto all'evoluzione e alla speziatura e il risultato è una bomba! Struttura pazzesca, pesante, tannico, sentori di frutti neri, sottobosco, fiori macerati, amaro. Mi piace moltissimo ma mi chiedo fra quanti anni sarà pronto…
Decido comunque di continuare in questa direzione: troppo diverso dal solito Lacrima, troppo presto per capire. Il 2013 è un’annata calda, qualche modifica alla vinificazione naturale, “giocando” con macerazioni e follature, travasi e rimontaggi per renderlo più piacevole, forse anche pronto prima. Il vino è più equilibrato, tuttavia ha sempre un tannino spigoloso, che ha bisogno di anni, ma ha una piacevolezza che ancora non mi convince, spostato su note “scure”.
Nel 2014, piove, in bio faccio fatica ma riesco nell'intento di avere tutto perfettamente sano: scarico l'uva in vigna per realizzare questa idea di “Lacrima riserva” e arrivo preciso alla vendemmia. Nonostante l'annata piovosa anche stavolta il mio vigneto mi consegna un Lacrima strutturato e la trovo una cosa incredibile. Decido che questa è la firma di questo vigneto, come non assecondarlo?
La vinificazione è naturale, i lieviti naturali lavorano bene, “divorano” tutti gli zuccheri e lasciano il Lacrima secco (tenore zuccherino <1): la miglior condizione per affinare bene. La gestione in campo e in cantina vanno bene, ma portiamo nel vino dei tannini un po' troppo “spinti”.
A Gennaio 2015 si inizia a capire che quel 2012 in cantina è qualcosa che mi restituisce tanto l'idea che ho in testa per il mio vino: è ancora giovane per capirlo, ma bello speziato, “nero” nei frutti, il floreale di petali macerati, complesso e, soprattutto, mi piace moltissimo che la stessa intensità al naso la ritrovo in bocca. Un vino rosso “tosto” e piacevole. Mi rendo conto che non tornerò mai indietro.
Il 2015 è l’anno della grandine. La poca Lacrima rimasta entra nel progetto Bandita: abbandono la doc Rosso Piceno (troppo semplice il disciplinare per raccontare quel vino) e inizio, con la stessa procedura del Lacrima, a vinificare questo nuovo vino che ripercorre la storia locale. Bandita IGT Marche Rosso.
Così scelgo tutte le soluzioni tecniche che non toccano minimamente l'espressione naturale dell'uva ma anzi, aiutano a coglierne le parti migliori.
Dal 2012 pensavo a quel tannino e quelle parti meno eleganti che col tempo miglioravano ma troppo lentamente rispetto alle altre sensazioni. Provo ad ottenere tecnicamente questa maggiore eleganza.
I vinificatori sono bella tecnologia che sfruttando unicamente la forza dell'anidride carbonica prodotta dalla fermentazione naturale del vino riesce a “massaggiare” in continuo l'uva e a bagnare il cappello durante tutto il processo fermentativo. Niente pompe, niente meccanica, nulla: solo natura. Ancora una bellissima struttura, belle sensazioni di fiori e frutti ma una piacevolezza mai sentita prima. Le poche bottiglie delle annate 2012 e 2013 rimangono in cantina mentre decido che la 2014 rappresenta la mia idea di Lacrima.
Scelgo, in coerenza con l’omaggio alla terra in cui il vino è prodotto, di chiamare il vino SangVineto, prendendo il nome dal Marchesato di Bandita e Sangvineto, territorio dove si trovano i vigneti e la cantina. Le prime degustazioni sono state “massacranti”: il SangVineto non è capito e non piace. “Non è Lacrima!” la prima risposta. I più gentili mi dicevano: “fai una Lacrima che non è Lacrima”. Ma questo non mi porta alla resa o alla rinuncia.
Nel 2017 proseguo col progetto ma una grandinata mi polverizza tutta l'uva e quindi arriviamo al 2018.
Un clamoroso punteggio di 93/100 mi fa capire che fuori dal solito Lacrima locale viene apprezzato lo stile.
Ho imparato a far degustare questo vino quando è pronto.
Cinque anni spesso non bastano, ma questo è quello che decide la natura e questo è quello che è uscito semplicemente ascoltando il vigneto. SangVineto, il “Lacrima da lungo affinamento” è un vino con un percorso storico di “ascolto” e come tutti i miei vini, l'espressione diretta e più vera possibile del mio vigneto.